martedì 29 dicembre 2009

19 - Regali di Natale

Cosa ci ha lasciato il lungo week end natalizio, a parte una discreta nausea causata da peregrinaggi vari da una tavolata all'altra?

1) I Lakers sono umani: personalmente la sfida natalizia mi ha molto deluso, soprattutto da parte angelena e, in particolar modo, la difesa "allegra" dei giallo oro, che ha improvvisamente trasformato Moon in una minaccia offensiva.
Impressionante è stato il notare l'effettiva impotenza di Ron Artest nei confronti di James, che quando gli era accanto sembrava suo padre.
Brown, che non è un cretino, deve aver studiato bene la partita perchè la maggior parte dei tiri di Lebron è arrivato vicino a canestro, dove aveva vita facile contro il "piccolo" (Oddio...) Artest.

2) Shaquille O'Neal è ancora vivo e, a tratti, dominante. Ma non è che i lunghi Lakers sono un tantino sopravvalutati nella loro metà offensiva?

3) Ron Artest ha ancora credibilità, e questa sarebbe la vera notizia.
Probabilmente inteneriti dal clima natalizio, tutti hanno creduto alla storiella del povero Ronino caduto dalle scale. Eppure quando si arrampicava sugli spalti a Detroit non sembrava un provetto "Manolo"...
Vedrete che prima o poi uscirà la verità (rissa? Violenze domestiche? Bastonate dal vicino??)

4) Con ogni probabilità vedremo il Mac, la sbiadita copia di quello che usava il tabellone per l'auto alley-oop, all'All Star Game. Anni fa ci si lamentava dell'influenza del popolo cinese, miliardo and counting, sulle scelte, decise tramite internet dai fan.
Ecco, chi gioca (a dire il vero pochino) a Houston con Yao?
Fate voi i conti.

5) Kobe Bryant è come Neo, il protagonista di Matrix: su un campo da basket, può fare qualsiasi cosa, a suo piacimento.
E difficilmente lo si riuscirebbe a fermare sparandogli, perchè ci sarebbero buone possibilità di vederne schivare i proiettili.
Altro che Lebron. L'"Eletto" è lui!

giovedì 24 dicembre 2009

17 - Perchè i Sixers non corrono?

Ci sono squadre costruite male per un allenatore che le farebbe giocare in un modo differente e squadre costruite bene per un allenatore che potrebbe sfruttarne al massimo il potenziale e, invece, non lo fa.
In quest'ultima categoria rientrano tristemente i Sixers.
Eddie Jordan è l'uomo che può farli vincere se ce n'è uno nella lega: uscito da una discreta esperienza a Washington e New Jersey, dove si racconta fosse lui il vero artefice della Princeton che faceva vincere Kidd e compagni, sicuramente tra i migliori conoscitori dell'Est, il nostro è da sempre un filosofo della corsa e, appunto, gli è stata data in mano una squadra decisamente affine ai suoi dettami tecnici.
Eppure, vista da poco, Phila ha spesso in campo un quintetto da corsa che...gioca a metà campo!
E' un paradosso incomprensibile: Young, una gazzella, parte da PF, eresia nella maggior parte delle squadre (non giuriamo su D'Antoni e Nelson) che si spiega guardando l'uomo al comando del pino, e il resto del roster rimane decisamente elettrico. Williams, ad esempio, è un play da corsa e non vedo come Brand non possa giocare da C nella Eastern.

I Sixers faticano TERRIBILMENTE quando non corrono e, al contrario, mostrano lampi abbaglianti quando spingono lo spalding in transizione. Perchè Eddie, allora, non ne sfrutta appieno le potenzialità di una squadra che potrebbe vincere e dare pure spettavolo? Ad Atlanta ci sono arrivati, e le cose vanno benino.
Capisco che un Dalembert, che scoraggia le entrate dei piccoli (ma neanche poi troppo), può far comodo, ma se schieri lui, non mettergli accanto Thaddeus, che semplicemente NON PUO' giocare da ala forte in un sistema che non preveda un contropiede, per dirlo all'italiana, continuo.

Peccato, perchè avrebbero del potenziale, e Speights, uno che in una Princeton Offense sarebbe un discreto centro, se gli si insegnasse a fare l'"Amare", scalpita coperto da Brand, decisamente sottotono, segno che pur rallentando i ritmi, i lunghi non ne beneficiano, e l'haitiano, che si porta appresso un albatros da 10 Milioncini annuali.
A Portland sono in crisi perchè gli stessi soldi vorrebbero darli a Aldridge, uno da 20 a sera ad Est.
Fate voi i conti.

Concludo facentovi notare le ultime prestazioni di Bayless, che stanotte ha sforato il trentello a San Antonio. Ok, Roy era fuori, però Jerryd continua ad abbagliare per talento e grinta.
Che persino Coach McMillan si sia convinto?

martedì 22 dicembre 2009

16 - Il Mago: That pass!

Incredibile passaggio del Mago, risalente a due stagioni addietro.
E' poco conosciuto, mi piacerebbe riprorvelo.


15 - Horribulls

Io ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare!
Se non avete assistito di persona al montaggio di una cucina Ikea, vi suggerisco caldamente di farlo: è un'esperienza di vita!
E' qualcosa di ingarbugliato, incredibilmente complicato e drammaticamente lungo: proprio come la stagione di una tra le nostre franchigie NBA preferite, i Chicago Bulls di quel Vinny Del Negro che appare sempre di più come la foglia autunnale di Ungaretti.

Stanotte l'incredibile: i Bulls, in totale controllo della partita, si fanno rimontare 35 (trentacinque) punti dai Kings in casa, non dai Celtics di Bird eh!
Eppure il finale della scorsa stagione lasciava intravvedere qualcosa di buono a venire: carattere, buon movimento di palla, talento.
Possibile che la partenza di Gordon abbia peggiorato COSì TANTO la situazione?
Mettiamoci il ritorno di Deng, mettiamoci gli indubbi miglioramenti di Noah, che rimane un attaccante limitatissimo ma almeno ci prova. Mettiamoci anche l'arrivo dal draft di Taj Gibson, gran difensore già pronto per battagliare sotto canestro (parliamo sempre del selvaggio Est).

Niente da fare. La partenza di Gordon ha significato soprattutto più responsabilità offensive per i compagni che, spesso, si limitavano ad assistere alle scorribande dell'ex U-Conn, uno da 20 a sera, non proprio il peggior attaccante della lega.
Se ne deduce: a) molti più minuti per Hinrich assieme a Rose, con tutto il bene che può scaturire, offensivamente, per gli avversari
b) molta più confusione sul ruolo di Rose, che lo scorso anno era una malcelata sorpresa ma che quest'anno ha tutte le difese addosso
c)molta più confusione nella mente di Del Negro, che non ha ancora trovato una rotazione intelligente.

Inoltre, l'evidente calo di Miller, che aiutava, e molto, la scorsa stagione, ha contribuito al brusco "risveglio" di una città che tutto si aspettava tranne figure di questo tipo (vedi sopra).

Andiamo ad Ovest: vista la nuova "striscia" dei Lakers?
Vincevano senza Gasol, vincono con Bryant meno un dito che, peraltro, fa cose assurde per qualsiasi altro essere umano (ma non per lui), vedi game winners contro Miami e Millie, aiutato anche dagli arbitri che gli concedono anche qualcosina in più (sicuri che l'entrata nel finale contro i Bucks non fosse passi, e che Bogut, in traiettoria, non potesse venir premiato con uno sfondamento?).

A questo punto il titolo possono perderlo solamente loro. Con le loro mani (o dita, in questo caso).

domenica 20 dicembre 2009

14 - Nets Airlines: breve storia di un aereo in picchiata

Non ci girerò intorno: i Nets sono di gran lunga la peggior squadra dai tempi degli Hornets 2004/05, prima di Paul e prima delle evoluzioni con la cocoaina di Birdman Andersen, quelli per cui Jim Jackson rifiutò di giocare, per non rischiare di entrare nella storia per il verso sbagliato.
Quella versione degli Hornets scongiurò il peggior record storico, detenuto dai famosi Sickers delle 9 vittorie.
I Nets, a mio parere, "rischiano" di finire sotto le 15. Perchè?
Innanzitutto la situazione tecnica: NJ si ritrova con una squadra giovane, con i due migliori giocatori della squadra, Harris e Alston, che giocano nello stesso ruolo.
Sotto, Lopez, che è discreto ma decisamente lento per i ritmi dell'est, è letteralmente da solo e questi, a rimbalzo, vanno sotto contro chiunque.
Lee, che è arrivato in estate per Carter, è un giocatore decisamente sopravvalutato.
Se arriverà ai livelli di Hamilton, inteso come Rip, pre-Pistons sarà già tantissimo, ma bisogna dargli tempo.
Il resto...non esiste! Simmons, Boone e persino CDR, polemico e arruffato nelle ultime settimane, faticherebbero a vedere il campo in qualsiasi altra squadra, eppure qui per loro fioccano i trentelli, intesi come minuti.

Se vogliamo complicare le cose, questa squadra si porta dietro il macigno delle versioni precedenti dei Nets, quelli vincenti di Martin e Van Horn e, per non andare troppo distante, quelle decenti di Kidd, Carter e Jefferson.
Sul piano societario, il "Russo" sembra avere intenzioni serie, ma, per dirne una, l'argomento "rilocazione" della franchigia è ancora attorniato da nuvole di confusione.

In tutto questo, vorrei pormi nei panni dell'ormai ex coach Lawrence Frank, uno che ci crede e rimane sopra molti allenatori ancora con contratto in Nba: erediti una squadra che si è sparata 2 finali consecutive l'altro ieri, hai il miglior play della lega, uno che salta come un grillo e assomiglia vagamente ad un uomo franchigia e un buon terzo violino come Jefferson. Sotto si vivacchia, ma qualcosa arriverà, prima o poi?
Piano piano ti portano via tutti i migliori, ti mettono a disposizione un talentone come Harris senza attorniarlo di talento, anzi, privandolo anche di quello che ha attorno a sè.
Chiaro che questo pover uomo non ne sia riuscito a cavare nulla di buono, da un baraccone in picchiata come sti Nets, storicamente ridicoli ma che erano riusciti a darsi una certa dignità e, ancora più importante, di qualche vittoria, che non fa mai male.

Un ultimo pensiero a "coach" Vandeweghe: Kiki, sei stato un bel giocatore e, a tratti, anche un acuto G.M....perchè vuoi macchiarti di una stagione del genere?
Ok puntare alla prima assoluta, ma questo è troppo!! Salvati almeno tu!!

13 - Step Brothers

giovedì 17 dicembre 2009

12 - Rumors, rumors, rumors!

"Rumors" è il termine anglosassone per descrivere le nostre "voci di corridoio", chiacchiere da bar che hanno sempre un filo di verità ma che, nella maggior parte dei casi, rimangono tali: voci.
Questi bisbigli, che poi tanto segreti non rimangono, se non per pochi minuti, sono il sale della Nba e, se includono nomi di un certo peso, sono difficilmente ignorabili, tant'è che è uso diffuso, per mezzo stampa, smentire, deridere o, addirittura, alimentare i pettegolezzi di mercato, e non, magari per destabilizzare qualche ambiente o lanciare messaggi.

Uno di questi messaggi è stato lanciato da Larry Riley, G.M. dei Warriors di cui ho parlato qualche giorno fa, che ha più o meno ammesso di essere disponibile a cedere Anthony Randolph, talentone ex Louisiana dall'indole non propriamente stakanovista, utilizzato poco e male da coach Nelson.
In soldoni si legge: dateci una contropartita, possibilmente uno che la sappia mettere da fuori, che parta dal pino senza troppe storie e che si porti dietro un contratto leggero, magari pure in scadenza. Difesa? Non ci interessa, grazie.
Ah, dimenticavamo: ci avanzerebbe sto ex Duke, mi sembra si chiami Maggette...vi prendete anche lui?
In molti hanno drizzato le orecchie, compresi i Thunder, sempre ben disposti a prendere talento ed atletismo, ancor meglio se in un unico pacchetto, e gli Heat, alla perenne ricerca di un lungo che possa far slittare Beasley in SF.
Possibile che anche i Bulls, complice un difficile inizio e la carenza sotto canestro, entrino nella mischia.
Trade entro l'ASG?

Altro rumors riguarda McGrady: dicono che abbia un contratto troppo alto per giocare 10 minuti a sera a Houston e, nonostante ancora possa dire qualcosa, non sembra rientrare nè nei piani, nè nel gioco di Adelman.
Si parla, anche qui, di Miami, in cambio di JO e aggiungendo pure Scola al volo per la Florida
Ma che senso avrebbe per le due squadre? Bravi, nessuno, segno che i rumors di cui parlavamo prima, spesso rimangono fini a sè stessi.

E cosa mi dite della voce che vede Omri Casspi, primo israeliano nella NBA, ex cecchino dell'esercito del suo paese? Di certo c'è che l'ex Maccabi, assieme a Evans, è stato fin qui l'uomo della svolta sotto il profilo psicologico, per aggressività e voglia di vincere mostrati in campo, che ricordano molto da vicino l'argentino Nocioni.
Adesso pensate che i due ve li potreste pure trovare contro nello stesso momento!
Non il massimo della vita, eh!?

mercoledì 16 dicembre 2009

11 - A San Antonio manca San Bruce

Agli amanti più intimi del gioco non sarà sfuggito il "rientro dell'anno", quello del Mac contro Detroit (partita peraltro stravinta da Houston).
Tracy si è ripresentato con una tripla in una decina di minuti, segno che la condizione è ancora lontana stando a chi lo vede tutti i giorni, o quasi, da due anni, ovvero coach Adelman.

McGrady, giocatore che trasuda classe e ha ispirato una generazione di ali piccole, avrebbe decisamente potuto essere, e a tratti lo è pure stato, il miglior esterno post-23, inteso come quello che vedete nel banner sopra, per talento, immarcabilità e duttilità. Non c'è una cosa che non sapesse fare bene, e molto: passare, difendere, andare a rimbalzo, segnare da ogni posizione e in qualsiasi lasso di tempo (ricordate i 13?).
Ringraziamo gli dei del basket per averci ridato un giocatore emana purezza ed eleganza dal momento in cui si allaccia le stringhe a quello in cui esce dal parquet.
Bentornato!

Parliamo degli Spurs: è evidente che qualcosina non vada.
I problemi, infortuni a parte, mi sembrano avere, da un paio di stagioni a questa parte, una connotazione sinistramente difensiva, causata soprattutto dalla graduale esclusione, anche per motivi anagrafici, del secondo giocatore più importante degli Spurs, dopo Duncan, del decennio: Bruce Bowen.
Tempo addietro dissi, per provocazione, che se a Popovich avessero offerto James, lui avrebbe rifiutato perchè, nel loro sistema, BB avrebbe fatto di più la differenza.

In questo momento, mentre l'area con McDyess, miglioratissimo sul finire della carriera, e Blair sembra in discrete mani (a proposito, visto accanto a J-Rich di PHX, il nostro sembrava quasi più basso, segno che la corporatura macistica e le braccia sterminate, unite ad una rabbia fuori dal comune e due canini che impressionano, sono realmente il motivo del suo successo al college prima e tra i pro, in misura minore, adesso),S.A. fa una fatica indicibile a difendere sugli esterni, per vari motivi: Parker è notoriamente un pacifista che metterei in crisi pure io sulla mia sedia da ufficio, Hill è decisamente sopravvalutato e non mi sembra capirci molto, soprattutto per quanto riguarda le rotazioni, Gino non ha più l'esplosività di un tempo e Jefferson deve ancora capire dov'è atterrato.

L'assenza di Bowen, un floor general difensivo se ce n'è uno (ricordate quando volevano portarselo in nazionale, per marcare gli esterni europei?) che ci metteva più di una pezza, e prendeva sempre in consegna il Kobe di turno, adesso pesa come un macigno.
Gli Spurs, un tempo, erano odiati per la loro durezza, la loro cattiveria, il loro volersi sbucciare i gomiti per vincere. Adesso meno, anzi, sembrano appagati e un po' troppo "schizzinosi" (Jefferson who?).
Aspettiamo di rivederli più avanti ma, per adesso, sembrano indietro.
Dannatamente indietro.

martedì 15 dicembre 2009

10 - Talento e delirio (cestistico) ad O.C.

Kevin Durant è il miglior esterno post 2003, inteso come Draft.
L'ex Texas è riuscito a portare le cifre del suo anno al college al piano di sopra, il che è impressionante contando la pressione che si porta sulle spalle, la giovane età e il fisico leggero.
Peraltro ad O.C. quest'anno si iniziano a vedere i frutti di una gestione intelligente da parte di Sam Presti,ex delfino di Buford agli Spurs e autore del mix di gioventù, classe ed atletismo più entusiasmante della lega.
Persino Jeff Green, che sembrava quantomeno un doppione sbiadito di Durant, è riuscito ad adattarsi e adesso gioca in post alto (soprattutto) e basso meglio di molti lunghi "veri". JG è un atleta a la Odom, versatilone che tira anche da tre e che difficilmente vedi andare fuori giri.
Aggiungete al gruppo un paio di atleti come Sefolosha, letteralmente scaricato dai Bulls che, per quanto riguarda i progetti, non sembrano mai avere troppa pazienza, e Westbrook, che flirta con la tripla doppia una volta si e una no, e vedrete i contorni di una squadra da corsa e difensivamente discreta, che sta facendo ammattire gli avversari.

Un'altra ala piccola che sta facendo alzare molti sopraccigli è Gerald Crash Wallace.
Giocatore elettrico, membro dei Bobcats originali dopo non esser stato protetto dai Kings di fine era Divac, viaggia in doppia doppia in stagione, un'enormità per un 6-5 propenso, peraltro, all'infortunio facile.
Charlotte è la solita incompiuta: squadra alla Brown se può esisterne una, tanti signori gregari ma nessuna stella vera, tanto che faticano a superare i 90 punti in una lega che viaggia a oltre 105 da un quinquennio.
Le ultime scelte al draft non sono state granchè, considerati i ruoli coperti, e Stephen Jackson sembra l'unico in grado di dare un minimo di fascino ad una franchigia destinata a rimanere nel limbo per un bel po'.

Per chiudere: avete visto DD, inteso come Demar Derozan? Questo in un triennio è destinato a fare sfracelli, e Colangelo lo sa bene (non è un caso che parta in quintetto a Toronto). Il talento è troppo evidente per essere ignorato.
Per adesso lo vedremo volare nel Dunk Contest, ma ha un appuntamento a breve con il Main Event. Devastante Demar.

domenica 13 dicembre 2009

9 - ATL, il dito di Kobe e lo show di Deron Williams

A L.A. due cose si sono spezzate: la striscia di 11 vittorie consecutive (ma aspettiamocene un'altra più "ristretta" lontano dallo Staple, contro avversarie più che abbordabili) e l'indice della mano destra, arto benedetto dal Signore alla nascita in quanto quello con cui preferisce tirare, di Kobe Bryant.
Il nostro, nonostante le 6 settimane diagnosticategli dal medico curante, si è presentato in campo contro Utah come nulla fosse, anche se l'infortunio si è fatto sentire, soprattutto nelle percentuali dalla lunga (un inusuale 1-9, soprattuto nei tentativi), segno che forse assisteremo ad un adattamento a "facilitatore", in attesa della completa guarigione.
La sconfitta contro Utah ha ribadito, inoltre, un paio di concetti:
a) Deron Williams contro i Lakers si diverte più del solito (altro ventello con assist in doppia cifra per l'ex Illinois)
b) Utah è una squadra vera, per organico ed allenatore (ma mi sembra scontato dirlo).
Boozer sembra essersi risvegliato dal torpore iniziale ed è tornato sulle sue solite percentuali (55% da 2 al momento di scrivere), ed è lui la vera forza trainante sotto le plance per i Jazz, in un momento abbastanza oscuro per Okur e il russo.
Sloan, da anni alla ricerca di una SG come Dio comanda, ha tirato fuori dalla pattumiera Wesley Matthews, ex Marquette che difende e sembra quasi sempre sottocontrollo in attacco, dove rimane limitato ma, probabilmente, consapevole di ciò e di dover cantare e portare la croce.

Parliamo di Atlanta: contro Toronto è arrivata la seconda vittoria stagionale in doppia cifra a danno dei canadesi, ma la notizia più rilevante mi sembra l'affermazione di Teague come degno erede di Bibby. Anzi, qualcosa di più, visto che, a mio parere, l'ex Wake Forest si adatta molto meglio ad un gioco in velocità, che permetta ai vari Smith e Williams di fare quello che fanno meglio, ovvero sfruttare la loro atleticità correndo e saltando per il campo, rispetto a Mike, uomo da metà campo che, tra l'altro, inizia a perdere mezzo passo a stagione.
JT non ha suscitato particolari emozioni negli scout, prima del draft, tanto da esser caduto alla 19 tra lo stupore di chi lo aveva visto giocare al college, dove aveva furoreggiato a più riprese.
Adesso sembra perfetto per giocare accanto a JC, anch'egli rivitalizzato dopo le purghe con NY e GS.

Se c'è una giustizia in questa lega (e spesso non c'è, vedere sconfitta di Washington contro Indiana della notte passata), queste due squadre, intese come Atlanta e Utah, ce le ritroviamo ad Aprile sul tabellone principale, in attesa di fare qualche vittima illustre.

venerdì 11 dicembre 2009

8 - Don Nelson, il Barone Rampante e la pala

Golden State è la franchigia che più mi mette ansia in tutta la lega.
Intendiamoci, i Warriors, nell'anno dell'upset sui Mavs, avevano un loro perchè: c'era il Barone, il basket era ancora in stato proto-selvatico ma a tratti persino divertente, J-Rich giocava una discreta pallacanestro e Jackson mostrava il meglio di sè, dal punto di vista del carisma. Biedrins e Ellis stavano sbocciando.
Insomma, per quanto fosse anticonformista e facesse sembrare i Suns di D'Antoni una squadra ordinata, avevano travolto il neo MVP Klasse Dirk prima e lottato contro un'ottima versione dei Jazz dopo (vista la schiacciata del Barone nella all decade NBA, su un povero Kirilenko che quella serie la giocò, peraltro, alla grandissima?).

Oggi i Warriors sono la copia brutta di quella squadra. Nelson ha portato gli estremi al limite, ha ceduto in successione: Davis (Clippers), Belinelli (Raptors), Jackson (Bobcats), Richardson (Bobcats), portandosi a casa quasi nulla e rimpiazzandoli con rookie (Curry, Randolph, Wright), ex d-leaguers (Moore), veterani indisciplinati ed egoisti (Radmanovic, Maggette) o infortunati (Bell).
Nell'accozzaglia di Aukland, i meno peggio mi sembrano Biedrins, fuori al momento, lungo vero di esplosività fuori dal comune, per essere un bianco europeo, e Randolph che pur goccilando talento parte dal pino, sacrificato al dio dello smallball.

La cosa decisamente più preoccupante è che, con Mullin, un minimo di buonsenso sembrava ancora esserci nella dirigenza e le scelte societarie venivano prese con lo scopo di migliorare la squadra (pur commettendo qualche errore).

Il sospetto è che il g.m. Larry The Other Riley sia completamente piegato ai capricci di Nelson (tiratori da tutte le parti, neanche lo straccio di un difensore uno), che tiene letteralmente in ostaggio una franchigia.
Don nostro, innovatore, burlone, uomo sui generis, ha toccato ormai il fondo e ha già pronta la pala per scavare e portare con sè Ellis e compagnia.

Difficilmente se ne verrà fuori a breve, anche perchè difficilmente riesco ad immaginarmi una stella in scadenza prendere la via per San Francisco, in estate, considerando situazione, coach e franchigia.

Don caro, tornare a Maui a tempo indeterminato? Brutto?

mercoledì 9 dicembre 2009

7 - Corse e Redenzione

Parliamo di Indiana: ora che Granger dovrà sedersi a guardare, cosa combineranno coach O'Brien e i suoi?
I Pacers ne vengono da 9 sconfitte nelle ultime 10 partite, segno che le ultime mosse di Bird non sono state azzeccatissime.
Perdevano CON il loro migliori giocatore in campo, non oso immaginare cosa potrà succedere con Danny nostro fuori.
Jimmy O' ha promesso una squadra di sprinter, che con TJ Ford in regia, e Jones e Rush come esterni, non suona neanche malissimo. Anche Psycho T ne viene da una discreta esperienza con coach Williams a N.C.
Bene, ma chi glielo dice a Hibbert? E a Dunleavy, l'unico che, in questo momento, può toglierti qualche castagna dal fuoco e che arriva da un infortunio di dimensioni ciclopiche?

Memphis ha battuto Cleveland con una bella entrata di Conley, prima che James la sparasse sul ferro all'ultimo possesso.
I Grizzlies sono giovani e con Randolph hanno trovato uno a cui affidare il pallone quando Mayo e Gay vanno fuori giri.
L'ex Portland, già ex (?) consumatore sporadico (??) di Maria ed ex rinnegato della lega, sta disputando la sua miglior stagione da un quinquennio a questa parte e, senza troppa pressione, ventelleggia che è una meraviglia, tirando col 50% e dando via, udite udite, 2 assist che, considerata l'indole non propriamente altruistica del nostro, mi fa pensare che qualcosa sia veramente cambiato.
Chissà se anche quest'anno troverà il modo per buttare tutto nel Mississipi.

Un'ultima considerazione: caro Wallace, forse tu non sei come quelli a cui, in televisione, piace tanto vincere facile, però a Memphis, che è pure casa sua, un Tyreke Evans, per dirne uno, si sarebbe lasciato vedere.
Però hai ragione tu: perchè stravincere? Evvai col congolese!

martedì 8 dicembre 2009

6 - Free Jerryd!

Ci siamo.
Jerryd Bayless, entusiasmante talento uscito con formula one-and-done un anno fa da Arizona, ha ufficialmente chiesto di essere ceduto.
Chiariamo: niente che generi particolari scosse telluriche nel sottosuolo della lega ma, considerata la curiosa situazione del giocatore, credo che almeno un paio di righe possa dedicargliele.
Bayless arriva a Portland tramite trade con Indiana durante la notte del draft 2008. Rush, che ha appena vinto un titolo NCAA da protagonista con Kansas, va ai Pacers, derelitti ma non troppo.
Il nostro, al quale gli agenti avevano assicurato una chiamata entro la 5, scivola inaspettatamente alla 11 e Pritchard, che già sogna un backcourt stellare con Roy, riesce a trascinarlo a Portland.
E i due, per assurdo, sembrano pure fatti per giocare assieme: Roy ama iniziare l'azione e gestire l'attacco dei Blazers; Jerryd non è un playmaker puro ma sa far canestro come pochi.
In summer league l'ex Arizona starreggia e, a Las Vegas, viene nominato MVP quasi per acclamazione.
E invece coach McMillan non lo vede.
Molto meglio un veterano senza talento, ma ordinato come pochi, piuttosto che dar sfogo all'estro esplosivo del ragazzo, ancora acerbo.
Bene, comprensibile.
In estate Jerryd lavora sul suo playmaking e si presenta miglioratissimo.
Sfiga, la dirigenza ha appena dato il deca annuale a Andre Miller, playmakerissimo, con cui McMillan spera di dare l'assalto al secondo turno di playoff, chiudendo ogni speranza di minuti al nostro eroe.

Per adesso, Miller è stato un buco nell'acqua: McMillan continua a preferirgli Blake, il mix con Roy sembra tossico e il buon avvio di Portland è da rintracciarsi nei lunghi piuttosto che nei piccoli.
Bayless è incollato al pino. In 10 minuti segna quasi 6 punti, da via 1 assist e tira con un entusiasmante 54% da 2, attaccando il canestro con costanza (44 liberi in 151 minuti, per dirne uno, Terry di Dallas ne ha tirati 91 giocando quasi 6 volte i suoi primi, 718 ).
Nelle due ultime uscite ne ha messi 13 e 14 in rispettivamente in 21 e 17 minuti, tirando in totale 13(tredici) volte dalla linea della carità.

Forse non sarà il giocatore più ordinato della lega, nè quello con le braccia più lunghe, ma questo ragazzo merita di meglio.

Liberatelo!

lunedì 7 dicembre 2009

5 - Oh my G.ODen ovvero La Maledizione dei Lunghi

Il Week End appena concluso ci porta un'orribile notizia: Greg Oden, con rotula del ginocchio sinistro fatturata, salterà con ogni probabilità il resto della stagione. E dire che, dopo tante critiche, Greggone nostro stava giustificando sul campo la tanto vituperata prima chiamata al draft del 2007 (quello in cui Durant andò alla 2, per capirci).
Questo ennesimo infortunio, mi riporta la mente ad una vecchia discussione e ad una domanda: i lunghi di oggi, caricati di muscoli come il Mosè di Michelangelo, possono ancora giocare stabilmente in questa lega? Non è che, forse, i ritmi esasperati della Nba mal si addicano alla conservazione della salute fisica dei centri "classici", ovvero statici e pesanti?
Butto lì qualche nome:
- Shaq O'Neal: sempre avuto problemi all'alluce, collegati ovviamente con il suo peso ed il suo fisico "anormale";
- Yao Ming: vari problemi ai piedi, "stranamente" arrivati appena la parte superiore del suo corpo ha iniziato a gonfiarsi;
- Amare Stoudamire: problemi gravi alle ginocchia (entrambe);
- Greg Oden: secondo infortunio "season ending" da quando è nella lega;
- Andrew Bynum: spesso rotto
- Jermaine O'Neal: appena hanno provato a mettergli qualche muscolo addosso, ecco che arrivano i problemi alle ginocchia che mandano a sud la sua carriera;
- Eddie Curry: problemi al cuore a parte, un centro giovane rovinato dagli infortunii.

Escludiamo per un momento Dwight Howard, che ha un fisico particolarmente elastico ed atletico, e Tim Duncan: tutti i centri di ruolo della lega, ultimamente, riscontrano GROSSI problemi fisici, soprattutto alle ginocchia, articolazione particolarmente a rischio in caso di peso eccessivo.

Personalmente non credo alle maledizioni. Sono convinto, piuttosto, che i cybercorpi di cui ci parlano, esclusi un paio, non siano poi così resistenti e che i lunghi con molti kg di muscoli addosso, risentano particolarmente dell'evoluzione del gioco verso una continua ricerca di rapidità e velocità.
Obiezioni: Oden gioca in un sistema molto lento. Certo, ma è possibile che anche i ritmi frenetici (molte partite ravvicinate e poco tempo per recuperare dalla fatica) incidano maggiormente su un corpo "pesante", specialmente se già infortunato.

Possibile che il centro "del futuro" sia più vicino a Bosh, un levriero che salta e tira bene da fuori, piuttosto che al MDE, troppo pesante per resistere ad i nuovi ritmi indiavolati per più stagioni consecutive?

Ovviamente la mia analisi è molto superficiale ed è possibile che tutti gli infortunii ai lunghi siano solo provocati da una grande volontà divina di voler vedere sempre più guardie e sempre meno giocatori di post.


Di certa rimane solamente una cosa: oggi con Roy vicino a Durant, a Portland il biglietto lo pagherebbero volentieri.

sabato 5 dicembre 2009

4 - Favole e Divinità

Nonostante le ultime cifre mandate a referto in questa striscia non troppo positiva dei Bucks, Jennings sembra tornato sulla terra.
Strano vederlo in Nba: sembra un altro giocatore rispetto al ragazzino spaesato di Roma. Sicuramente il ragazzo ha messo su un discreto tiro, soprattutto dalla lunga e, nonostante la selezione dei tiri rimanga decisamente selvaggia, sembra quasi sempre in controllo.
Ma la vera differenza tra il Jennings italiano e la sua brillante versione americana sta nella lega stessa in cui si trova a giocare.
Vero: in Italia giocava pochino e, quando in campo, difficilmente poteva sfogare il proprio estro da playground.
Skiles gli ha dato in mano le chiavi della squadra, con buona pace di Luke Ridnour, e lui, responsabilizzato ma, allo stesso tempo, libero (sempre relativamente, con l'ex coach dei Bulls), ha espresso in un botto solo tutto il potenziale che racchiude nei suoi 185 cm scarsi.
Personalmente, mi ricorda il primo Iverson ma con meno posse al seguito.
Staremo a vedere.

Houston è la favola dell'anno. Ad inizio stagione li davano tutti per spacciati: no Tracy, No Yao = No party e soprattutto No Post Season.
Ed invece hanno trovato nuova linfa in Scola, Brooks e Landry, giocano il basket più soddisfacente (per uno spettatore) della lega e non sembrano volersi fermare.
La mano di Adelman si vede soprattutto su Budinger, onestamente deludente ad Arizona per quello che ci si aspettava da lui, che ha fatto vedere buone cose sia attaccando il canestro, sia tirando da fuori e da 3.
Auguri a chi se li troverà di fronto ai P.O.!

Concludiamo col solito Bryant: ma cosa ha fatto?!
Ok, Kobe, fenomale essere, probabilmente non di questa terra, ma la tripla messa contro Miami (peraltro Wade aveva appena sbagliato un libero che peserà, alla fine, come un macigno) ha dell'incredibile: anche quando, fuori equilibrio e con l'uomo addosso, il nostro va fuori giri, gli dei del basket scendono a dargli una mano, probabilmente in debito con lui che rimane, ad oggi, uno dei pochi per cui vale la pena guardare una partita intera di regular season.

venerdì 4 dicembre 2009

3 - I Basterds, gli Outsiders e i prepartita di Ron Ron

I Celtics e i Lakers si assomigliano: no, non parlo del gioco, nè degli uomini che lo interpretano, ma della capacità di macinare vittorie lasciandosi alle spalle momenti difficili.
Mi ricordano i "Basterds" di Tarantino: passano sorridendo sopra gli avversari e si portano via lo scalpo.
Boston è 8-1 quando gioca fuori casa, nonostante la zavorra Wallace, sempre più lontano dal Rivers-pensiero.
I Lakers hanno preso due batoste consecutive a metà Novembre; da li hanno ripreso a scherzare con gli avversari.
Non ricordo una stagione giocata da Bryant in questa maniera: circus shots a raffica, controllo totale della situazione attorno a lui, pressione al minimo storico (per quanto possa scendere in un personaggio come Kobe, che farebbe fatica a lasciar vincere, per gioco, persino la figlia Diamante) e fiducia nel roster mai a questi livelli.
Rabbrividiamo.

Due che vincono ma non fanno paura sono Phoenix e Denver. Perchè?
Partiamo dall'Arizona: Gentry ha rispolverato il vecchio sistema D'Antoniano, riproponendo un lungo tiratore alla Tim Thomas (Frye) che apre spazi immensi ad Amare (mi perdonerà se lo chiamo con il vecchio nome, probabilmente anche lui non ha le idee ben chiare sull'argomento) sotto canestro e permette a J-Rich e Grant Hill, sempre divino, di portare le guardie meno fisiche in post basso. Nash non forza nulla e gioca con una sobrietà d'altri tempi e Barbosa, rotto al momento, è tornato il motorino che conoscevamo prima della cura Kerr.
I problemi mi sembrano soprattutto due:
1) La panchina: Dudley finora ha retto con dignità, giocando discretamente i due ruoli di ala, ma rimane impresentabile quando si arriva ad Aprile, periodo storicamente avverso anche a Barbosa, che tende a scomparire dal secondo turno in poi. Dragic rimane da verificare ad alti livelli, e i lunghi non offrono garanzie di alcun tipo.
2) Il sistema: D'Antoni provò a vincere tutto giocando alla stessa maniera ma con un Nash più giovane e giocatori diversi ma, probabilmente, più adatti a correre in continuazione (The Matrix), e a fermare alcuni avversari specifici (Kurt Thomas per i lunghi, Raja Bell per i piccoli). Si arrivò molto vicini al traguardo finale, ma non se ne fece nulla. Perchè questa volta, senza una panchina degna e con un Nash più vecchio?

Denver è spumeggiante: corre, schiaccia, salta, si diverte. Melo ha voglia di vincere, e se riesce a farlo prima di Lebron, ancora meglio.
Ma, nonostante un Billups glaciale e nuova linfa dalla panchina (Andersen mai così bene, Lawson che, come previsto, è adattissimo al run&gun di Karl), sembrano lontani dal poterne vincere 4 su 7 contro i Lakers e/o contro gli Spurs.
Se vuoi arrivare fino in fondo, devi pensare che andrai ad affrontare, al primo turno, squadre come Utah, Houston e Dallas, che quest'anno ti portano almeno a gara 6. Dopodichè ti aspettano le corazzate.
Sembra troppo dura, perfino per i volenterosi Nuggets.

Chiudo con una battuta: Ron Artest ha ammesso di aver assunto sostanze alcoliche prima della palla a due, ai tempi della sua militanza nei Bulls.
Non mi stupisce il fatto di per sè, dati i televisori frantumati e le vicende trascorse, ma il fatto che Ron Ron (Nomen omen) ne parli al passato.
Caro True Warrior,toglimi una curiosità: quando avresti smesso??
Perchè qui non se n'è accorto nessuno!!

giovedì 3 dicembre 2009

2 - AI, la Sindrome di Big Ben e McCanada (?)

Parliamo del fatto del giorno: Allen Iverson torna al basket giocato!
Oddio, non che sia stato lontano dal giro a lungo, ma il solo annuncio di un suo, scongiurato al momento, ritiro, mi aveva fatto cadere in una depressione da "bei vecchi tempi", dalla quale difficilmente mi sarei potuto riprendere a breve.
Avevo detto che solo due squadre avrebbero potuto accogliere the Ive: una era Charlotte, per la presenza dello psicologo/nemico/coach preferito del nostro, Larry Brown; l'altra era Phila, per ovvi motivi affettivi.
Il pubblico non ha mai smesso di amarlo e, sorprendentemente, la mossa della società ha anche un senso tecnico, oltre che umanitario (per gli amanti del gioco): AI va a coprire una ferita lasciata aperta nel ruolo di play titolare dalla partenza di Miller (che peraltro fa una fatica sovrumana a Portland, dove non può correre come a Phila) e dall'infortunio di Lou Williams, che non stava facendo malissimo.
Inoltre, regala alla squadra 20 punti garantiti a sera e, a noi tutti, nuova voglia di guardare i Sixers.

Andiamo ad Orlando.
Benissimo Carter, benissimo Anderson (sottovalutatissimo all'uscita da Cal, peraltro, dove andava in doppia doppia ai venti ogni singola sera in una Pac 10 che aveva i gemelli Lopez e Kevin Love, per dirne un paio).
Ma vorrei sollevare una questione: siamo sicuri che Dwight Howard non sia un tantino sopravvalutato?
E' da una vita nella lega e ancora non riesce ad andare oltre il suo semigancio partendo da sinistra, ormai prevedibilissimo e, se andiamo a vedere, neanche così automatico.
Certo, è un grandissimo atleta, e in questa lega è certamente un uomo franchigia, sui generis, ma pur sempre uno da cui puoi iniziare a costruire qualcosa.
Ma offensivamente mi sembra ancora alle basi.
Sta imparando qualcosina (spin in avvicinamento a canestro viziato da un piede perno non eccezionale, concluso con la scontata bimane), ma già quest'anno Oden, per citarne uno, si è presentato con un discreto tiro fronte a canestro.
E' anche vero che l'ambiente intorno non l'aiuta e, la richiesta di spettacolarità e schiacciate ad ogni costo, potrebbe non farlo schiodare dalla sindrome di Ben Wallace che sembra attanagliarlo (peraltro Big Ben è tuttora un miglior difensore di post basso).
Non fraintendetemi: uno come Dwightone me lo tengo a vita, però da qui a paragonarlo al primo Shaq, che tecnicamente era già allora di un altro pianeta, ce ne passa.

Ultima considerazione: Houston crede ancora nel Mac (no) e in Ming (mah)?
Perchè, a mio modo di vedere, uno scambio con protagonisti Houston e Toronto potrebbe avere il suo perchè.
Mi spiego:
Toronto continua a perdere e Bosh sembra ormai delusissimo. In questo momento il suo valore è alle stelle per via delle cifre e difficilmente tornerà in Canada quest'estate. Turkoglu semplicemente non gira e Bargnani, per esprimersi al meglio, ha bisogno di un giocatore di post accanto.

Giocatori coinvolti:
Houston: Yao Ming, Tracy McGrady, David Andersen + fillers
Toronto: Chris Bosh, Hedo Turkoglu, Markus Banks + fillers

Perchè ha un senso:
Houston sta giocando bene e difficilmente avrà una scelta alta al draft.
Anzi, possibile che vadano pure ai playoff. Al momento perderebbero solo Andersen, che siede in panchina, mentre aggiungerebbero Turkoglu, che aiuterebbe Brooks, più realizzatore che costruttore, in alcune gestioni, e Bosh, che potrebbe integrarsi bene con un Scola e Landry, che stazionano notoriamente vicino a canestro.
I Rockets forse non sarebbero una contender da subito, ma potrebbero dare molto fastidio in post-season.

Toronto potrebbe utilizzare questa stagione per far crescere Derozan e provare a rilanciare il Mac, per poi rifirmarlo. A fine anno aggiungerebbero Ming, che ad Est potrebbe persino fare un pensierino all'MVP, e una scelta alta al draft.
Yao Ming e Bargnani formerebbero una coppia ben assortita e dal draft potrebbe arrivare un buon prospetto.
Aggiungi un coach preparato (Messina? JVG?) e il prossimo anno ai p.o. ci arrivi in carrozza.

mercoledì 2 dicembre 2009

1 - Perchè Toronto perde

Toronto ha un signor roster, una panchina profonda, talento.
In estate ha dato una sonora rinfrescata al roster, ha chiamato Turkoglu, ha fatto acquisti mirati. Bosh si diceva carico come una molla.
Ma Toronto fa schifo.
Ok, hanno bisogno di tempo per inserire i nuovi. Ma com'è possibile che così tanto talento non riesca a portare a casa uno straccio di vittoria da quattro partite (una vita, e non è che prima si vincesse a ripetizione), senza mostrare un minimo segno di miglioramento, di ripresa?

Il fatto che i Raptors non difendano, o che lo facciano costantemente in modalità pacifista, è sotto gli occhi di tutti.
Le rotazioni difensive sono macchinose e, spesso, controproducenti (vedere Bargnani chinato su Nash è deprimente), Calderon è un buco a fargli un complimento mentre Wright e Johnson, due giocatori spacciati per buoni difensori, mi sembrano estremamente sopravvalutati. Derozan fa quello che può, Turkoglu sembra disinteressarsi e i due lunghi appaiono ancora molto indietro.
Nonostante appaia paradossale, smascherati i difetti dei singoli giocatori, addossare la colpa al coach, sono sicurissimo che un Jeff Van Gundy qualsiasi, che, peraltro, a tratti è riuscito a far difendere persino Steve Franchise Francis e Cuttino Mobley, due noti scioperanti nella loro metà campo, riuscirebbe a dare una difesa quantomeno dignitosa a questa squadra. Vorrei ricordare che, lo scorso anno, Turkoglu veniva annoverato tra i migliori difensori della stagione (bravi, lo allenava il fratello di quello sopra).

Ma quello che mi lascia ancora più perplesso è l'attacco. Nonostante Toronto abbia prevalentemente giocatori che amano pascolare lontano da canestro, l'attacco appare clamorosamente costipato. Poor spacing.
Sostanzialmente Bosh e Bargnani occupano gli stessi spazi che, adesso, vengono intasati ulteriormente dalla presenza di Turkoglu. E il problema è che Triano non sembra proprio capace di venirne a capo.
Consiglio a Colangelo: o scambi uno tra il texano e il mago (ovvero gli unici due che ti fanno canestro con regolarità), oppure dai il benservito a coach Canada.

Neanche a dirlo, io andrei con la seconda. Dove bisogna premere?

martedì 1 dicembre 2009

0 - Pilota

A tutti coloro che visiteranno questo blog, a tutti coloro che amano la Nba, a tutti coloro che saranno d'accordo con le mie opinioni e a tutti coloro che non lo saranno, Benvenuti.

Nasce oggi il mio blog personale sulla Nba. Un modo per raccontare, analizzare, confrontarmi con lo sconfinato universo della pallacanestro d'oltreoceano, la più ricca e affascinante del pianeta.
Spero che possa essere un viaggio interessante per voi; sono sicuro che sarà un viaggio interessantissimo per me.

Ancora una volta, Benvenuti.